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Equitalia, una falsa rivoluzione

di Flaminia Camilletti - 17 luglio 2017

È partita la rivoluzione fiscale: Equitalia, l’incubo di migliaia di italiani non esiste più. Al suo posto opererà l’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Eppure bisogna attendere per gioire e anzi, la trappola pare essere dietro l’angolo. Quella che per il Governo Renzi-Gentiloni sembrava essere una battaglia ideale sembra essere una truffa vera e propria attuata a danno degli italiani. Anzitutto sembra esserci uno scontro politico anche all’interno del Pd, tra lo stesso e Renzi e l’attuale Gentiloni accusato di “non aver tenuto fede all’ impegno ad abolire l’aggio e a rivedere le more anche a regime”. Il presidente dell’associazione di consumatori Adusbef, Elio Lannutti lamentando i “metodi vessatori”, ha dichiarato che con questa riforma si avrà “un netto peggioramento delle garanzie dei tartassati cittadini di fronte ai Dracula del Fisco”.

Era il 23 ottobre 2016 quando l’allora premier Renzi annunciò la chiusura di Equitalia durante il programma di Lucia Annunziata. Una riforma, contenuta nell’ultima legge di stabilità del suo governo, che fu presentata come una grande rivoluzione a vantaggio dei contribuenti. Tanto che Renzi la mise subito al centro della perenne propaganda elettorale facendone uno dei tanti slogan del referendum costituzionale del 4 dicembre: “Le multe si pagano, ma non ci può essere un meccanismo vessatorio” diceva l’ex premier. Eppure la rivoluzione fiscale tanto attesa proprio nel meccanismo vessatorio sembra aver disatteso le speranze dei contribuenti. La nuova Equitalia non sarà molto differente dalla vecchia, sarà, anzi, decisamente peggio. L’Agenzia delle Entrate Riscossione è un ente pubblico strumentale dell’Agenzia delle Entrate e sottoposto al controllo del Ministero delle Finanze. Questo significa che proprio in quanto ente pubblico ha, dunque, a disposizione maggiori poteri rispetto a Equitalia.

Quando Renzi ha annunciato l’abolizione di Equitalia.

Per essere più specifici, se prima Equitalia poteva solamente sapere se e dove il contribuente aveva un conto corrente, la nuova Agenzia, al fine di accelerare la riscossione delle cartelle non pagate (multe, contributi INPS, bolli auto e altre tasse) potrà accedere direttamente ai dati dell’Anagrafe Tributaria per verificare i redditi e i beni in possesso dei contribuenti per poi sottoporli eventualmente a pignoramento. Questo privilegio fino ad ora era concesso solo all’Agenzia delle Entrate. Non finisce qui: infatti l’Agenzia delle Entrate Riscossione potrà verificare i dati presenti all’interno del database dell’INPS e questo le consentirà di ottenere informazioni in merito anche al rapporto di lavoro del contribuente moroso e procedere quindi poi a pignorare direttamente lo stipendio, la pensione, o le indennità. Questi pignoramenti potranno avvenire senza il preventivo scrutinio di legittimità di un giudice terzo. A tutela dei cittadini non rimangono che i soliti avvisi e solleciti di pagamento, ammesso che arrivino al destinatario, e i soliti 60 giorni di tempo per saldare i propri debiti con lo Stato nelle modalità in cui finora è stato concesso: versando subito l’intero importo, chiedendo di rateizzarlo oppure facendo ricorso. Inoltre per chi pensava, troppo entusiasticamente, che con Equitalia i propri debiti sarebbero spariti, deve ricredersi. Infatti le cartelle e i debiti pendenti con Equitalia, comprese le imposte erariali e locali – come Tasi, Imu, Tari o il bollo auto – non spariranno con la soppressione della tanto odiata agenzia, ma verranno anch’esse trasferite all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questo significa che verrà a crearsi una situazione di continuità nei crediti, poiché il cambio di soggetto non cancella il debito. I cittadini che hanno ricevuto una cartella di pagamento o che hanno tuttora un piano di rateazione dovranno corrispondere quanto dovuto al nuovo ente.

Equitalia dal canto suo ci ha tenuto a precisare che “Non è vero che a partire dal primo luglio prossimo l’Agenzia delle entrate Riscossione potrà pignorare i conti correnti dei contribuenti debitori senza l’obbligo di richiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria. Le norme che regolano la procedura di pignoramento diretto sono in vigore dal 2005”. È questa la posizione di Equitalia che in una nota sottolinea come “le norme sulle procedure per i pignoramenti esistono da 12 anni”. facendo chiarezza su quanto apparso su alcuni organi di stampa. Eppure è un dato di fatto che il decreto di ottobre amplia i poteri a disposizione della riscossione. A chi non pagherà la cartella esattoriale, infatti, la nuova Agenzia potrà pignorare il conto senza passare dal giudice e la cosa grave è che potrà farlo molto più velocemente di prima. A Roma, in tutto ciò, si sono registrati subito disservizi e polemiche per lo stop ai numeretti già alle 8.30 del mattino del primo giorno negli uffici dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (nel video dell’Adnkronos le proteste dei cittadini e l’arrivo della polizia chiamata dai cittadini). E nel frattempo a incuriosire le cronache c’è anche il caso di tale Francesco Tamigi di Nocera Inferiore, al quale dopo il 1 Luglio è stata notificata l’ultima (?) o almeno una delle ultime cartelle di Equitalia prima della sua chiusura. La curiosità risiede nel fatto che tale notifica riportava un pagamento da effettuare di ben 0,01 euro. Insomma il debito del signor Tamigi ammontava a ben 1 centesimo di euro.

Per quanto riguarda il nuovo sito, all’indirizzo www.agenziaentrateriscossione.gov.it, gli utenti avranno a disposizione un vero e proprio sportello virtuale in cui è possibile controllare la propria situazione debitoria, pagare cartelle e avvisi, chiedere e ottenere una rateizzazione per debiti del valore pari a 60. 000 euro, sospendere la riscossione nei casi previsti dalla legge, richiedere il servizio di alert SMS – Se Mi Scordo, delegare un intermediario, visualizzare i documenti, anche quelli relativi alla definizione agevolata. Dal punto di vista web, ci siamo evoluti, sicuramente. E forse già è molto, ma non migliorano i metodi vessatori, in alcun modo. Forse non sono peggiorati, ma sicuramente l’abolizione del passaggio al giudice terzo comporta una mancanza che pagherà in accorciamento dei tempi di pignoramento, e forse anche in legittimità di questi ultimi.

Il vero tema triste è che questa riforma doveva nascere per ridare respiro alle famiglie in difficoltà, doveva essere la risposta positiva dello Stato ai tanti, troppi, suicidi provocati dalle vessazioni del fisco. La realtà è che questo governo ha reso le cose ancora più difficili per i contribuenti e più facili per gli agenti di riscossione, dandogli poteri finora mai posseduti.

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